I dispositivi usati sono davvero privi di qualsiasi informazione personale del precedente proprietario?
L’innovazione tecnologica ha consentito, nel corso degli anni, la possibilità di memorizzare informazioni personali su tutti i dispositivi elettronici. Tutte queste informazioni, però, corrono il continuo rischio di poter essere oggetto di attacchi da parte di terze persone non autorizzate. Il CEO di CRP Tools, John Benkert, dichiara che i siti di aste, quelli di rivendita e quelli che operano il riciclo dei dispositivi hanno creato un giro d’affari molto consistente grazie ai dispositivi usati, ma che il valore reale di questo giro d’affari risiede nei dati e nelle informazioni personali che le persone lasciano all’interno dei devices.
Lo studio
Da uno studio commissionato nel 2017 dal NAID (National Association for Information Destruction) su un campione di 258 supporti digitali di seconda mano rivenduti presso regolari canali commerciali è emerso che il 40% dei dispositivi contiene informazioni personali.
Per garantire l’affidabilità e l’integrità dei risultati, NAID ha lasciato la conduzione dello studio ad una terza parte, il CRP Tools Inc, società americana leader del settore che fornisce strumenti e servizi di recupero forense.
In questo studio, i dispositivi controllati sono stati concepiti come la rappresentazione di ciò che gli utenti tipici possiedono e, al termine del loro utilizzo, dismettono: smartphone, tablet e dischi rigidi. Tutti i dispositivi sono stati sottoposti a tentativi di recupero dei dati mediante l’utilizzo di strumenti software disponibili in commercio.
Dal ripristino di base sono state recuperate informazioni personali che includono informazioni sulla carta di credito, informazioni di contatto, username e password, dati personali e aziendali, dettagli fiscali e altro.
I dispositivi con all’interno il maggior numero di informazioni personali sono i tablet con una percentuale del 50%, seguiti dai dischi rigidi con una percentuale del 44%. Gli smartphone sono, invece, i devices con meno informazioni personali recuperabili con una percentuale del 13%.
È da sottolineare che tutte le informazioni personali recuperate dai dispositivi oggetto di studio sono state estratte solamente con l’utilizzo di software base. L’uso di altri strumenti specifici e dedicati avrebbe sicuramente aumentato la percentuale di informazioni personali recuperate dai dispositivi.
Ciò che emerge da questo studio è che 102 su 258 dispositivi analizzati contengono ancora informazioni personali all’interno. Più del 40% dei devices di seconda mano trovati in commercio e trattati nella ricerca non avevano subito una corretta cancellazione dei dati o, semplicemente, era stata effettuata loro una semplice formattazione.
La soluzione per cancellare i dati definitivamente
Tutti coloro che possiedono un dispositivo e che vorrebbero dismetterlo dovrebbero prima accertarsi che le informazioni contenute all’interno siano cancellate in modo definitivo.

Cancellazione definitiva e simultanea dei dati nei tablet
L’unico modo per essere sicuri che le informazioni siano davvero eliminate e che non potranno in alcun modo essere recuperate è ricorrere a metodi di cancellazione dei dati sicuri e certificati. Questi metodi permettono di ripristinare i supporti allo stato di fabbrica, come se fossero stati appena comprati; inoltre, consentono di eliminare grandi quantità di dati in poco tempo. I metodi di cancellazione dei dati che a seguito dell’eliminazione delle informazioni rilasciano un certificato con l’indicazione dettagliata dei dispositivi lavorati sono gli unici che permettono di dimostrare l’avvenuta cancellazione dei file in linea con le leggi italiane e europee sulla Privacy e sulla sicurezza dei dati.
Per maggiori informazioni sui servizi di cancellazione sicura dei dati visitare la pagina: https://www.distruzionedocumenti.com/cancellazione-definitiva-file-dati/
Per informazioni dettagliate riguardo lo studio condotto: https://nationalassociationforinfor.app.box.com/s/c0is9u0fg6qcaftf1e4y1ibqvq296jpm